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Green o Greenwashing?

Avete notato che negli ultimi anni i prodotti "green" sono aumentati in modo esponenziale? La sensibilità verso l'impatto ambientale del nostro stile di vita è aumentata, così le aziende si stanno adeguando e soprattutto stanno rispondendo alle richieste del mercato.


Dietro queste novità green però si celano spesso delle strategie di comunicazione, o il cosi detto greenwashing. Applicando uno strato di verde sulla comunicazione, packaging, etichette... Si cerca di trasmettere al consumatore un'immagine di sostenibilità che non è tuttavia supportata dai fatti, o i fatti ci sono ma non sono rilevanti.


Foto di Alena Koval da Pexels


I 7 Peccati del Greenwashing

Nel 2007 TerraChoice ha preso in esame migliaia di prodotti che si definivano sostenibili negli USA e Canada, controllandone la veridicità. Più del 90% di questi sono risultati commettere uno o più di quelli che sono stati definiti i 7 peccati del greenwashing:

  1. Compromesso Nascosto: quando l'affermazione di sostenibilità è fatta in relazione a una serie di attributi minori del prodotto, che spostano l'attenzione da altri che hanno un maggiore impatto

  2. Nessuna Prova: quando non ci sono prove o certificazioni di terze parti a sostegno dell'affermazione di sostenibilità

  3. Vaghezza: quando vengono utilizzati termini estremamente vaghi e che non definiscono la sostenibilità di un prodotto. Ad esempio il termine "naturale": tanti materiali sono naturali ma non per questo sono sostenibili.

  4. Riferimenti a etichette false: quando vengo fatti riferimenti a terze parti a sostegno della sostenibilità del prodotto/azienda, senza nessun vero legame con questa

  5. Irrilevanza: quando le affermazioni a sostegno della sostenibilità sono sì vere ma non importanti o rilevanti, per esempio perché già garantite per legge

  6. Il Male Minore: quando le affermazioni a sostegno della sostenibilità sono vere ma spostano l'attenzione sul su un aspetto meno importante del prodotto/categoria

  7. Frottola: quando le affermazioni sono semplicemente false!


Cosa ne pensiamo noi

Ci teniamo a dire che questa lista di TerraChoice è stata criticata da diversi media del settore, perché ritenuta troppo rigida.

Da parte nostra, crediamo che la sostenibilità non sia o bianco o nero, ma ci sia un'infinita scala di grigi in continua evoluzione con l'innovazione. Questa lista è perciò uno strumento utile per porsi delle domande e avere un approccio critico e coscienzioso verso i nostri consumi. Il mercato si è mosso verso questo tipo di comportamento perchè i consumatori hanno chiesto prodotti più sostenibili, ma senza sapere esattamente cosa significhi. Se i consumatori saranno più informati a riguardo e porranno domande più specifiche, le aziende dovranno adeguarsi.


Il Greenwashing nella Moda

Ovviamente anche la moda non sfugge alle strategie di greenwashing, quindi bisogna sempre andare a fondo nei dettagli di dove qualcosa è stato prodotto, come, con che materiali, quali processi sono coinvolti.

Alcuni lampanti esempi di Greenwashing:


  • pelle vegana: la finta pelle è SEMPRE vegana perché non ci sono materiali di origine animale coinvolta, ma è spesso composta da un rivestimento di poliuretano su una base di poliestere, quindi 100% petrolio. Cerchi una pelle vegana sostenibile? scopri il Pinatex e l'AppleSkin!

  • fatto a mano: quando leggiamo hand-made pensiamo subito ad una sarta o un artigiano nella propria bottega, e di solito è cosi, ma ricordiamoci che TUTTI i vestiti sono cuciti da una persona dietro ad una macchina da cucire.

  • naturale: la maggior parte dei materiali hanno origine naturale, anche la viscosa, il rayon e il bamboo, ma non sono sostenibili se non provengono da fonti certificate. Scopri di più invece sul Lyocell di Tencel

La migliore soluzione è sempre quella di informarsi!

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